Due nuovi eventi con ā€œCasa COREPLAā€ a Palermo e ā€œLā€™Italia in Corniceā€ ad Agrigento.

Salerno (Palazzo della Provincia), 10 e 11 ottobre 2024: la biologia sperimentale incontra gli stakeholders sul tema delle plastiche e delle micro e nanoplastiche.

 

Dalla collaborazione di Procter&Gamble con Altroconsumo, COREPLA, EIIS e WWF nasce la seconda edizione della guida gratuita per aiutare a conoscere l’importanza della salvaguardia dell’ambiente e uno stile di vita piĆ¹ sostenibile.

COREPLA e IPPR partecipano giovedƬ 10 ottobre a un seminario dedicato agli esempi virtuosi di economia circolare.

COREPLA, F.lli Guzzini e Costa Crociere insieme per un progetto innovativo di economia circolare.

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Fasi del riciclo

Dopo la fase “domestica” della raccolta differenziata e la successiva fase di selezione dei rifiuti degli imballaggio in plastica, avviene il processo di riciclo meccanico vero e proprio. I flussi di rifiuti suddivisi per materiale ā€œpolimeroā€ e, in alcuni casi, per colore vengono indirizzati, a seconda delle tipologie, a diversi processi basati su quattro fasi che, organizzate in modo variabile secondo la struttura dellā€™impianto, macinano, lavano, separano per flottazione e asciugano il materiale che sarĆ  cosƬ pronto per essere immesso nel sistema produttivo come nuova Materia Prima Seconda (MPS).

Negli impianti di riciclo, dopo lā€™apertura delle balle dei rifiuti selezionati, i materiali vengono caricati su nastri trasportatori, che li conducono alle diverse fasi. Prima della macinazione viene generalmente installato un metal detector, per individuare e rimuovere eventuali residui metallici ā€“ compresi additivi o vernici con pigmenti a basi metalliche ā€“ che potrebbero danneggiare le lame del mulino di macinazione. La prima vera fase del processo di riciclo ĆØ dunque la macinazione meccanica: il materiale passa attraverso un mulino, ad esempio con lame rotanti che, generalmente con lā€™ausilio di acqua, sminuzza il materiale riducendolo in pezzi. Questo processo permette quindi di ottenere elementi uniformi indistintamente dalla loro precedente forma o funzione: bottiglie, flaconi, contenitori, vaschette, tappi, pellicole ed etichette vengono cosƬ ridotti in un agglomerato di pezzi di dimensioni uniformi. Lā€™obiettivo di questa fase ĆØ separare tra loro i materiali che fino a questo momento erano rimasti collegati da sistemi meccanici, ad esempio i tappi avvitati o a pressione. La macinazione non ha alcun effetto su materiali tenuti assieme da incollaggi, saldature, estrusione o laminazione a caldo.

Alla macinazione fa seguito il lavaggio, che serve a rimuovere i residui e le impuritĆ  superficiali. A seconda del tipo di polimero e della qualitĆ  del materiale di riciclo che si vuole ottenere, puĆ² essere effettuato a caldo o a freddo. Nei casi piĆ¹ semplici viene usata solamente acqua, piĆ¹ di frequente vengono aggiunti detergenti, antischiuma e altre sostanze in grado di facilitare la rimozione della contaminazione superficiale, in particolare di quella oleosa. Lo sfregamento delle scaglie tra loro e contro le pale fornisce la necessaria azione meccanica. Se vengono impiegati detergenti, al lavaggio puĆ² far seguito un risciacquo con acqua per rimuovere i residui di detergente.

Avviene poi la piĆ¹ importante fase del processo di riciclo: la separazione per flottazione. ƈ qui che si separano i materiali da riciclare da quelli che non riguardano il flusso di riciclo. I materiali sminuzzati vengono introdotti in una vasca dā€™acqua nella quale avviene una separazione fisica per galleggiamento. A seconda della loro densitĆ , i polimeri PP, LDPE, HDPE galleggiano, mentre PS, PET e PVC si depositano sul fondo. A questo punto, a seconda dellā€™impianto di riciclo, si andrĆ  a raccogliere una delle due parti per recuperare il materiale dā€™interesse. A seconda delle situazioni, la parte restante puĆ² essere anchā€™essa oggetto di riciclo. ƈ il caso, ad esempio, del riciclo delle bottiglie di PET. Durante la separazione per flottazione, le scaglie di bottiglia si raccolgono sul fondo e vengono separate, mentre quelle dei tappi (che sono realizzati in HDPE o PP) galleggiano e possono essere recuperate per essere riciclate separatamente tramite un altro flusso. ƈ, quindi, necessario non mescolare il flusso di un materiale con altri che hanno la stessa densitĆ , altrimenti in questa fase la separazione sarĆ  errata.

La fase conclusiva ĆØ lā€™asciugatura del materiale, accompagnata allā€™eventuale depolverizzazione. Lā€™umiditĆ  residua viene allontanata e a questo punto lā€™imballaggio post consumo ĆØ stato trasformato in una Materia Prima Seconda (MPS), che puĆ² essere reimmessa in un nuovo processo produttivo.

Il risultato finale di un impianto di riciclo ĆØ rappresentato da scaglie di materiale lavato. In alcuni casi, come nel riciclo dei flaconi di HDPE e delle bottiglie di PET, le scaglie si possono usare direttamente come Materia Prima Seconda per produrre nuovi manufatti. In altri casi, il processo di riciclo si puĆ² concludere con lā€™estrusione del materiale, al fine di ottenere un materiale uniforme per dimensioni e colore. Questā€™ultima fase restituisce un prodotto in granuli (generalmente simili a lenticchie) analogo per dimensioni a quello di un polimero vergine. Lā€™estrusione fornisce anche lā€™opportunitĆ  di addizionare al materiale di riciclo additivi, cariche o coloranti, che ne migliorino le caratteristiche per il tipo di applicazioni alle quali il materiale ĆØ destinato.

Fasi del riciclo, gli esempi di HDPE e poliolefine miste (PE/PP)

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