Due nuovi eventi con “Casa COREPLA” a Palermo e “L’Italia in Cornice” ad Agrigento.

Salerno (Palazzo della Provincia), 10 e 11 ottobre 2024: la biologia sperimentale incontra gli stakeholders sul tema delle plastiche e delle micro e nanoplastiche.

 

Dalla collaborazione di Procter&Gamble con Altroconsumo, COREPLA, EIIS e WWF nasce la seconda edizione della guida gratuita per aiutare a conoscere l’importanza della salvaguardia dell’ambiente e uno stile di vita più sostenibile.

COREPLA e IPPR partecipano giovedì 10 ottobre a un seminario dedicato agli esempi virtuosi di economia circolare.

COREPLA, F.lli Guzzini e Costa Crociere insieme per un progetto innovativo di economia circolare.

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La circolarità della plastica

Dal 1950 l’industria delle materie plastiche è costantemente cresciuta: dai 2 milioni di tonnellate prodotte a livello mondiale nel 1950, siamo passati a 367 milioni di tonnellate nel 2020. Questa crescita costante oggi ha di fronte 3 grandi sfide: una è normativa, l’altra è l’innovazione tanto di processo, quanto di prodotto, e l’ultima è la circolarità che ha due parole d’ordine: il riciclo e il riuso.

Uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti per diversi soggetti, tra cui Corepla, ha messo in luce che per rispondere a queste sfide serve una visione evolutiva per la plastica nell’Economia Circolare. Ciò significa passare da un approccio focalizzato esclusivamente sulla gestione del rifiuto plastico a un modello finalizzato a massimizzare i benefici che consente l’innovazione tecnologica su materie prime, produzione e prodotti e fine uso e nuova vita. Su quest’ultimo capitolo bisogna tenere conto di almeno 3 strumenti: il riciclo meccanico, il riciclo chimico per arrivare là dove non arriva quello meccanico per minimizzare il residuo per la discarica, e il riciclo organico.

La lunga filiera italiana dell’industria plastica

Secondo lo studio, che prende in esame le attività di produzione, trasformazione e fine vita e recupero della plastica (escludendo estrazione petrolio, raffinazione e cracking dei suoi derivati), la filiera della plastica italiana ha generato nel 2020 45,8 miliardi di fatturato. Si tratta dell’ottavo settore manifatturiero in Italia. Il valore aggiunto è arrivato a 12,7 miliardi e in questo parliamo del quinto settore manifatturiero in Italia. L’export che è a 19,9 miliardi ne fa il nono settore manifatturiero del paese, dove lavorano circa 180mila persone. Ciò che contraddistingue questa filiera sono sicuramente i suoi moltiplicatori economici (3,18) e occupazionali (2,77) i cui valori, in meno di un decennio (rispetto al 2013) sono cresciuti rispettivamente del 33% e dell’1,1%. Questo significa che calcolando l’impatto diretto, indiretto e indotto generato dall’investimento aggiuntivo nel settore della plastica, ogni 100 euro di investimento diretto, si attivano ulteriori 218 euro nelle filiere collegate.

Il valore aggiunto internazionale: l’Italia e gli altri paesi

Nel confronto internazionale, l’Italia è un paese che brilla per il valore aggiunto generato. È infatti il secondo Paese nella Ue per valore generato dalla plastica, con un gap rispetto alla Germania che si è lievemente ridotto negli ultimi 10 anni. Il fatturato della filiera della plastica in Germania è 103, 2 miliardi di euro, in Italia 45,8 (quindi meno della metà), in Francia 35,4, nel Regno Unito 25,4 e in Spagna 22,9.

Riciclo e bioplastiche guidano la crescita

I tassi di crescita più alti per la filiera della plastica italiana si riscontrano nella fase del riciclo, dove, rispetto al 2016, nel 2020 il dato del fatturato cresce del 40% e quello del valore aggiunto del 72%. Crescono anche le bioplastiche che sono il 2,2% del totale della filiera e sono raddoppiate ( +102% ) rispetto al 2016.

La circolarità

La visione evolutiva nella circolarità della plastica prevede una gestione integrata delle fasi produttive, con il calo del materiale vergine, la diminuzione dei prodotti e degli scarti e una svolta sul fine vita. Grazie all’innovazione la circolarità della plastica può aumentare sia in termini di minori rifiuti plastici (fino al 22,7% in meno al 2030) che di maggiore recupero di materia plastica. La complementarietà tra riciclo meccanico e chimico può portare l’Italia a riciclare entro il 2030 il 61,6% dei rifiuti plastici, contro il dato attuale che è di poco sopra il 40%, riducendo il conferimento in discarica sotto il 10% con 5 anni di anticipo rispetto al target europeo. Gli investimenti necessari per gli impianti di trattamento possono, inoltre, generare benefici economici fino a 2,5 miliardi e creare fino a 3.800 nuovi posti di lavoro.

L’approccio integrato

Lo studio evidenzia che occorre adottare un approccio integrato di filiera per accrescere la condivisione delle scelte regolatorie sui requisiti per definire le caratteristiche di un materiale riciclato. Questo significa favorire la collaborazione tra le Istituzioni e associazioni italiane ed europee nella definizione dei criteri «End-of-Waste» per i rifiuti plastici (di cui la Commissione ha annunciato l’avvio nel marzo 2022 e la finalizzazione entro marzo 2024) per raggiungere quanto prima una chiarezza normativa sui requisiti e i criteri utili a definire «prodotti» e non «rifiuti» gli output dei processi di riciclo.

Presentati al salone internazionale PLAST i risultati più significativi dello studio realizzato da The European House – Ambrosetti per la filiera delle materie plastiche, in particolare con riferimento alle opportunità industriali, all’innovazione alle ricadute economico-occupazionali.

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